Mona Vache, l’edizione limitata dei formaggini “La vache qui rit”

Avatar photo Daniele Tirelli4 Ottobre 2024

Grazie agli sviluppi della grafica digitale e dell’AI, oggi, tutti possono appropriarsi delle immagini cult e giocare con esse per stupire, impaurire o più banalmente indirizzare i consumatori verso un prodotto; e questo è ciò  che ha suggerito una Limited Edition del famoso marchio “La Vache qui Rit“.

In realtà, si tratta della sua undicesima edizione artistica, a cui ha collaborato l’artista brasiliano Cildo Meireles e che rivisita la leggendaria Monna Lisa.

In Francia, questa corrente dell’estetica pubblicitaria è ben nota e studiata ed essa fa parte di ciò che è stato chiamato e, spesso biasimato, “le detournement de l’art

Teorizzato dalla corrosiva dissacrazione situazionista, già negli anni Cinquanta, questo genere di creatività che sfrutta  un ammiccamento ironico per flirtare, spesso, con l’assurdo, si inserisce facilmente nella vita quotidiana a colpi di citazioni, spesso memetiche, che alimentano la cultura popolare.

Nulla è al riparo dalla diversione dall’originale. Se Monna Lisa può figurare in un tatuaggio, perché non sull’etichetta di un formaggino?

Bel con questo special della “Vache qui rit” si muove tra il feticismo pittorico e la blasfemia ironica del capolavoro per antonomasia, trasformandolo in una icona pop.

Il risultato è una manipolazione pop-cult, sintetizzata anche dall’intitolazione: “Mona Vache”, che, tradotta, suona come “Monna Vacca“, contrazione di “Madonna Vacca” (che a sua volta è la contrazione di “Mia Donna” o “Mia Signora“… Vacca).

Da questo cambiamento nell’uso, nella funzione, nel contesto, nella collocazione, nella natura, nell’aspetto del capolavoro Vinciano  discende questa edizione limitata del super-brand, che grazie ad un umorismo audace  resterà negli annali del packaging e della comunicazione francese.

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