Parliamo di Asafoetida, una spezia che oggi è sconosciuta alla quasi totalità degli italiani, ma che in realtà ha avuto un proprio spazio nella cucina dei secoli scorsi. L’asafoetida fu introdotta in Europa da Alessandro Magno che la importò dall’antica Persia (ora Iran) in cui arrivava regioni meridionali dell’Afghanistan. Dopo la caduta dell’Impero Romano, questa spezia divenne rara e meno presente nei mercati europei.
Al contrario quest’erba riscosso una notevole popolarità nel subcontinente indiano dove viene tenuta in grande considerazione per motivi sia culturali che religiosi. Meglio conosciuta come hing in India, polvere di asafoetida viene utilizzata come conservante della carne e come sostituto di altri ingredienti.
Nel Bhagavata Purana, l’ antico testo religioso, si afferma che l’erba non può essere consumata se non prima dell’adorazione di una divinità. Giainisti e Bramini consumano asafoetida in sostituzione di aglio e cipolle.
Tuttavia a causa della sua alta concentrazione di composti solforati, l’asafoetida emana un odore molto pungente ed è ampiamente usata in cucina in tutta l’India e nella maggior parte dell’Asia per le sue proprietà antibatteriche, antifungine e antimicrobiche. Sembra che abbia anche una capacità di abbassare la pressione sanguigna.
Vi sono studi che dimostrerebbero che l’asafoetida allevia i problemi del sistema respiratorio, e agevola il trattamento dell’asma.
Loris Tirelli
Socio della società di ricerca Amagi, ha conseguito una laurea in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano e una laurea magistrale in Marketing, Consumi e Distribuzione Commerciale presso lo Iulm di Milano.