Le aperture dei “bar-pasticcerie” ad insegna Bauli costituiscono uno dei più interessanti esperimenti (ma esperimento non è il termine corretto, dato il successo incontrato) della migrazione dalla produzione industriale all’area dei servizi alimentari.
Per chi conosce l’azienda era noto da molti anni che, da sempre l’esperienza maturata nel bar veronese di Piazzale Ruggero Bauli e nel Bauli autostradale di Sommacampagna, rappresentava un prezioso bagaglio di know-how circa le logiche della sempre citata consumer experience riferibile a prodotti industriali presentati, direttamente e nel miglior modo, al grande pubblico.
Le ulteriore aperture veronesi e quella della difficile e selettiva piazza di Vienna, costituiscono un benchmark prezioso per un archetipo di pasticceria “serializzata” che richiamando il pandoro trova una mediazione con l’artigianalità, proprio grazie alla garanzia di freschezza, alla lievitazione naturale e all’arricchimento delle farciture a richiesta. Per inciso, i gusti attualmente offerti in Minuto di Bauli sono: Nocciolato, Pistacchio, Confettura, Crema Pasticcera, Zabaione, Cioccolato Fondente.
Minuto di Bauli, aprirà presto nell’importante Centro Commerciale Fiordaliso, che assieme a quello de Il Centro di Arese, sono dei noti trend-setter dell’hinterland milanese. Oltre a quella citata è attesa anche l’apertura nel Centro Porta di Roma.
Che le grandi marche storiche siano attualmente in una difficoltà prospettica costituita dalla sottrazione di spazi di mercato da parte della Marche Private, sempre più affrancate (agli occhi dei consumatori) dai dubbi sulla loro effettiva qualità e da parte dei nuovi formati di vendita price-impact, è fin troppo noto.
Costruire una relazione più calda e immediata tra l’industraia alimentare e il suo pubblico di riferimento, attraverso gli effetti dimostrativi delle esperienze di consumo, però, è un’impresa ardua. E’ necessario, infatti, aggiornare il proprio business model in un’ottica lungimirante che può rivelarsi molto fruttuosa, purché il tutto sia sempre supportato da una disponibilità finanziaria adeguata e non velleitaria (come osservato in certi casi del passato).
Per quel che si conosce, l’iniziativa imprenditoriale della famiglia Bauli sembra andare oltre la logica sterile del “flagship-store” unico o gemellare, che sembra affascinare diverse aziende alimentari.
Lanciare una rete che si riproduce serialmente su un ampio territorio italiano ed estero comporta mettere a punto e aggiornare, in un comparto ad alto rischio come quello della ristorazione, una strategia imprenditoriale che necessita di logiche organizzative e di costi molto delicate.
L’esperienza statunitense (eterna fonte ispiratrice) insegna che tra tutte le industry quella dei “quick-casual restaurant” a catena è quella a più alto tasso di mortalità dei new-entrant.
In conclusione, sembra, invece, anche dalle osservazioni sul campo che “Minuto di Bauli” sia davvero qualcosa di diverso che, con la metodicità e la compostezza tipiche dell’imprenditoria veronese, possa rappresentare una importante “case-history” di successo nella food evolvation in atto.