Il Perù, anche se pochi lo sospettano, è una melting pot di etnie, spesso originariamente lontane tra loro. La popolazione di questa nazione vede pertanto convivere varie sue componenti come amerindi e meticci assieme ad afro-peruviani, cinesi e giapponesi
In particolare l’etnia giapponese è seconda solo a quella del Brasile come numerosità, datando l’immigrazione in Perù sin dalle ultime decadi dell’800. Proprio per questa ormai ovvia fusione etnica, dal 2008, a Lima, ha luogo il Mistura Festival un evento gastronomico centrato sulla cucina fusion che è andata sviluppandosi in questa nazione, grazie a vari apporti culturali ed antropologici frutto delle varie immigrazioni.
Assieme al Chifa il risultato dell’incontro tra cucina cinese e peruviana, è andato acquistando sempre più rilevanza e gradimento il Nikkei, il termine che definisce l’incrocio gastronomico tra Giappone e Perù. Progressivamente nel tempo questo ibrido ha preso vita autonoma e oggi si presenta sulla scena mondiale come una tendenza di crecente successo.
Il tratto che unisce i due apporti, pur così distanti storicamente, è la passione per il pesce fresco insaporito da lime, mais, peperoni aji, yucca e le decine e decine varietà di patate che crescono in questo paese dalle cui Ande ebbero origine.
In breve il sushi giapponese, che si avvale del grande pescato peruviano, si fonde con il ceviche (il pesce crudo marinato con lime e speziato con vari aromi) in innumerevoli varianti chiamate, appunto, Nikkei.
Portato alla ribalta internazionaledal celebre chef Nobu Matsuhisa, sin dalla fine degli anni ’80, è stato riproposto e valorizzato creativamente anche da Ferran Adrià, chef catalano celebrato per la sua “gastronomia molecolare”, che nel suo ristorante El Bulli e Pakta a Barcellona, offre il Nikkei nella versione Fujiyama o Machu-Picchu.
Ciò detto questa nuova corrente della cucina fusion è arrivata anche in Italia in una versione popoluxe con la prima apertura del ristorante rapido o, meglio, della uramakeria Almaki, presso il centro commerciale Fiordaliso a Rozzano (Milano).
Il nome è una crasi tra “Alma”, anima in spagnolo e Ki l’energia “interna” del corpo umano in giapponese.
I proprietari della futura catena sono Michael Nazir Lewis e Rana Edwards, che hanno lanciato, nel 2017, I Love Poke, la prima catena di poke in Italia che in breve tempo ha aperto più di 100 punti di di ristoro.
Alcune voci del menu che danno l’idea dell’innovazione del nuovo progetto, sono le seguenti:
EBI PLATANO (Gambero in tempura, avocado, carote e sedano, con all’esterno tartare di tonno, crema di avocado e chips di platano)
TENTACOLI PINK (Tentacoli al vapore, avocado e cetrioli, con all’esterno salsa all’aneto e salsa Almaki piccante, sedano, ravanello e chips di barbabietola)
TROPICAL SALMONE (Salmone, cetrioli e mango, con all’esterno crema di avocado, topping di mango e sedano, con chips di barbabietola e salsa Almaki piccante)
Loris Tirelli
Socio della società di ricerca Amagi, ha conseguito una laurea in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano e una laurea magistrale in Marketing, Consumi e Distribuzione Commerciale presso lo Iulm di Milano.