Può sembrare una stranezza ma non per gli Islandesi: la carne putrefatta ed essicata di squalo viene consumata frequentemente come una specialità tipica dell’isola.
La storia di questo alimento è piuttosto curiosa perché si tratta di una specie, molto particolare, di squalo della Groenlandia, lo Somniosus_microcephalus che sembra in grado di vivere incredibilmente a lungo: l’esemplare più anziano rinvenuto ha raggiunto un’età stimata di 512 anni.
Soprattutto sembra che – fin da tempi lontani – venisse consumato per guarire malattie come lo scorbuto e la dissenteria. Tuttavia La carne di questo squalo è velenosa, a causa del contenuto di una tossina, l’ossido di trimetilammina, che, se digerita, si scinde in trimetilammina, una sostanza che provoca effetti pari a quelli di una forte ubriacatura.
La soluzione consiste nel bollirla cambiando spesso l’acqua o seccandola e fatta fermentare per alcuni mesi per produrre il cosiddetto Kæstur Hákarl. Tradizionalmente lo si preparava seppellendola in terreni boreali e lasciandola esposto a vari cicli di congelamento e scongelamento.
Gli esemplari più grandi misurano 6,4 metri di lunghezza e pesano 1.000 kg ed alcuni di essi possono raggiungere anche i 7,3 metri.
Oggi la sua carne viene venduta con marchio Bjarnarhöfn, dal nome della località nei pressi di nella zona di Snæfellsnes e il nome dell’alimento fermentato è appunto Hákarl. Il prodotto tagliato in cubetti di piccole dimensioni annaffiandolo con Brennivín ghiacciato e deve essere consumato entro 6 mesi dal giorno della spedizione dallo shop online nammi.is
Chissà se troverà spazio sugli scaffali dei supermercati anche nel resto d’Europa. Anche la Food Evolvation è parte della unione europea dei costumi e della cultura alimentare.
Loris Tirelli
Socio della società di ricerca Amagi, ha conseguito una laurea in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano e una laurea magistrale in Marketing, Consumi e Distribuzione Commerciale presso lo Iulm di Milano.