2024 – È in arrivo El Niño e con esso aumenti di prezzo delle materie prime alimentari

Avatar photo Daniele Tirelli18 Giugno 2023

In  Costa d’Avorio, il più grande produttore mondiale le piogge sono state abbondanti. Le precipitazioni più alte della media, almeno dal 2000, in questa  regione africana hanno favorito l’attuale raccolto di cacao di2,20 milioni di tonnellate, in aumento del 4% rispetto all’anno precedente.

La Costa d’Avorio  produce  due raccolti all’anno e per tre anni consecutivi le condizioni climatiche de La Niña, un fenomeno oceanico e atmosferico che è la controparte più fredda di El Niño, hanno indotto le abbondanti precipitazioni utili alle piantagioni di cacao dell’Africa occidentale.

Il principale raccolto di cacao del paese, che inizierà entro la fine dell’anno, però, potrebbe risentire dell’ inversione del fenomeno descritto poiché si prevede che le condizioni climatiche indotte dalla corrente de El Niño si rafforzeranno.

https://www.circleofblue.org/2015/world/el-nino-droughnd-the-pacific/

Negli anni in cui si è manifestato  El Niño, ovvero il 2009 e il 2015, ad esempio, le precipitazioni sono diminuite rispetto alla media quinquennale, drasticamente e rispettivamente del 53% e del 30%, nel periodo da luglio a settembre. Tenuto conto che

quasi la metà della produzione mondiale di fave di cacao proviene dalla Costa d’Avorio e che insieme ai vicini Ghana, Camerun e Nigeria,

i quattro paesi rappresentano i tre quarti di tutte le fave di cacao, El Niño che si svilupperà nei prossimi mesi potrebbe innescare eventi meteorologici estremi e diffusi.

Il cambiamento climatico  sconvolgerà, poco o tanto,  le varie economie locali,  e non solo la produzione di cacao ma anche la pesca, la coltivazione del caffè e dello zucchero.

Si tratta di un fenomeno meteorologico che si verifica naturalmente a distanza di qualche anno, da millenni e che in genere dura da nove mesi a un anno.

Durante El Niño, l’Oceano Pacifico si riscalda, il che può portare a cambiamenti nei flussi meteorologici di tutto il mondo. Questa inversione termica degli oceani  può causare siccità in Australia, in Indonesia e in parti del Sud America. Può causare, allo stesso tempo,inondazioni negli Stati Uniti sudoccidentali e nell’Africa meridionale e soprattutto in varie  parti dell’Asia.

Il Climate Prediction Center della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti ritiene che le  condizioni di El Nino siano già presenti e che si  stiano rafforzando gradualmente per i prossimi sei-nove mesi.

Secondo una ricerca del Dartmouth College, una istituzione specializzata americana, El Nino, nel 1982-83, creò scompensi finanziari che si fecero sentire per altri 5 anni, generando una perdita stimata in  4,1 trilioni di dollari (3,7 trilioni di euro), e questo solamente negli Stati Uniti.

Ulteriormente, i ricercatori del Dartmouth College hanno dedotto che

gli eventi El Nino del 1982-83 e del 1997-98 diminuirono  il PIL degli Stati Uniti di circa il 3% nel 1988 e nel 2003. In paesi come il Perù e l’Indonesia, dove l’agricoltura copre fino al 15% del PIL l’impatto fu un calo del 10% nel 2003.

In particolare la corrente oceanica impatta negativamente sulla pesca e la  Ecuador’s Chamber of Fisheries segnala un calo del 9% delle esportazioni di pescato nel 2023, in gran parte dovuto all’aumento della temperatura dell’acqua nell’Oceano Pacifico.

I piccoli pescatori affermano che le loro catture sono diminuite di quasi il 30%, mentre gli esperti prevedono ulteriori future diminuzioni.

L’aumento delle temperature interrompe l’approvvigionamento alimentare della fauna ittica e i flussi migratori dei pesci, riducendo le dimensioni delle catture, che di solito si traducono in prezzi più alti per i consumatori”. Le temperature più elevate del Pacifico, influenzeranno le dimensioni delle catture di molti pesci diversi dal tonno. In calo calamari giganti, ombrine, sardine, pinchagua e sgombri che saranno meno abbondanti. A beneficiarne sarà invece la itticoltura dei gamberi di cui l’Equador è leader.

El Niño impatterà anche sui raccolti di caffè.

La stragrande maggioranza dell’offerta mondiale di caffè è costituita da due varietà: arabica e robusta. L’Arabica sarebbe la preferita dall’industria del caffè, ma il suo chicco è ipersensibile ai cambiamenti di temperatura. Per questo si è diffusa la coltivazione di Robusta, il cui nome deriva appunto dalla sua maggior resistenza alle escursioni termiche. I prezzi del Robusta sono pertanto saliti a un picco da 15 anni a questa parte, ha riferito Reuters , citando “la scarsa offerta” e “le preoccupazioni per la produzione futura a causa di El Niño”. Tuttavia, alla luce di studi recenti sembrerebbe che il Robusta non sia così robusto e la situazione attesa quest’anno potrebbe dimostrare il contrario, cioè che la varietà Robusta ne risenta maggiormente, con relativi effetti sui prezzi.

Le conseguenze più gravi però sembrano toccare la produzione della canna da zucchero.

Secondo il portale Czapp della società  di consulenza Czarnikow, nel 2023/24 il mondo produrrà e consumerà poco meno di 180 milioni di tonnellate di zucchero: un record.

https://czapprodfdcs6we7s4p4o.blob.core.windows.net/images/article-content-images/3213398e-c395-40ba-8274-b4c5e58be286.jpg

Però sull’India, il secondo più grande esportatore di zucchero, incombe El Nino e Reuters  ha annunciato che l’India bloccherà le esportazioni di zucchero almeno fino alla prima metà della prossima stagione, poiché il governo è preoccupato dell’approvvigionamento interno.

Tutto ciò potrebbe far aumentare i prezzi globali dello zucchero, che sono aumentati del 27% nel 2023, spingendoli ai massimi pluriennali. Già le piogge alla fine dello scorso anno hanno colpito le colture e costretto l’India a limitare le esportazioni a circa sei milioni di tonnellate di zucchero, in calo rispetto agli 11 milioni della stagione precedente.

I flussi meteorologici invertiti potrebbero portare dunque le prime piogge in Brasile, diluendo il contenuto di zucchero della canna e, al contrario, siccità in Thailandia, colpendo rispettivamente il più grande esportatore e il terzo.

Il mondo ha avuto almeno due anni di deficit globale di zucchero, con consumi superiori alla produzione.El Niño viene dunque trattato come un segnale rialzista che ha messo in allerta tutto il mondo industriale che dipende da questa materia prima.

Conclusione  Nel 2024 dovremo aspettarci, ulteriori incrementi di prezzo di diverse materie prime alimentari, che si assommeranno ai postumi di un’inflazione globale non ancora domata e che è andata accentuandosi proprio nel comparto alimentare.

Avatar photo

Daniele Tirelli