Mi piace la pubblicità dell’ultima novità di Tulip: la pancetta affumicata a strisce per condire la pasta (e mi piace, di tanto in tanto anche mangiare la pancetta); è una pubblicità che, nella Metro di Milano, prefigura una sorta di “coming out gastronomico”, detto chiaro e netto in barba alle ossessioni dietetiche, nazionaliste, ambientaliste che vorrebbero correggere il pensiero altrui, andando oltre i doverosi, utili, apprezzabili consigli; consigli che tali dovrebbero rimanere, senza tradursi pressioni ideologiche volte a costruire l’ ”uomo (e la donna) nuovo che mangia come si deve”.
“I love pancetta” fa seguito alla campagna Tulip dello scorso anno “I love bacon” con relativa promozione e concorso. Probabilmente, percependo il clima pesante alimentato dagli infiniti tabù, collegati alle varie “paure nel piatto”, il creativo incaricato dall’azienda deve aver scelto la strada diritta di una prolessi: “mi piace la pancetta!” (prodotto già di per sé un gradino sotto, nel percepito, al bacon, legittimato, invece, da infinite colazioni americane nei serial televisivi!). Dunque, dietro questo flashforward, segue il non detto: “Mi piace la pancetta! “… e allora? … Qualcosa in contrario?”.
Probabile, però, che qualcuno, leggendo, questo post si senta obbligato ad esprimere disappunto e a vestire il panno dell’educatore dei costumi alimentari, che, in Italia, sarebbero in fase di malsana decadenza. Ed eccoci, ad una breve conclusione.
Prendendo spunto, da questi piccoli fatti apparentemente banali, possiamo cogliere lo scontro delle ideologie aperte e chiuse, che si ripete da sempre, ed oggi attorno all’attuale ipertrofico simbolismo del cibo.
Il tutto senza sapere che proprio la “disciplina dietetica corretta” è stata nei secoli un mezzo per affermare e consolidare il potere. Decidere dall’alto ciò che è buono e ciò che è cattivo è da sempre un modo di catalogare l’essere umano di riferimento. Di volta in volta, l’italiano immigrato negli USA che non si adatta alla sana dieta americana e mangia quella roba che chiamano spaghetti con tanto aglio puzzolente, il traditore della Patria, che fuma cigarette estere o compra champagne in tempi di autarchia a causa della “perfida Albione”, Daniele Tirelli,bambino che mastica la “cicle” (in bolognese) perché gonfia lo stomaco, gli agricoltori francesi che fanno le barricate contro la Coca-Cola portata dai liberatori americani.
Tuttavia, ho accumulato abbastanza esperienza, per sapere che i tanti cultori della sana dieta mediterranea, critici severi degli appetiti dello Zio Sam, in aereo, quand’erano poi a zonzo assieme a me, nei vari States, la mattina, 5 fette di bacon fritto e una traballante montagnola di uova strapazzate, di sottecchi, non se le negavano e se le portavano al tavolo, con l’odiato caffè lungo, … lungo proprio per far del defluire quel pasto mattutino, ereditato dai contadini europei e poi americani.
Per inciso, è bene ricordare che il marchio Tulip ha radici storiche lontane, che risalgono ai primordi delle carni (soprattutto di maiale) lavorate in Danimarca e confezionate, sin dal 1870. Oggi appartiene al gruppo Danish Crown, ed è distribuito in 111 paesi del mondo.