Il citrus medica è il nome botanico di una pianta antichissima, tipicamente mediterranea, citata nella Bibbia. Più semplicemente si tratta di cedro. Un frutto poco noto sia perché ha una limitata area di produzione sia perché la commercializzazione l’ha sempre trascurato a favore di altri agrumi di Calabria e Sicilia.
Da una ventina d’anni il Consorzio del Cedro di Calabria si batte (è il caso di sottolineare l’eroicità di un’impresa fatta con pochi mezzi e sostegni) per valorizzare il cedro e la Riviera dei Cedri. Il consorzio ha realizzato un Museo del Cedro e il Laboratorio del gusto, promuove inoltre un turismo rispettoso del territorio e finalizzato a valorizzare l’agroalimentare locale.
La cittadina di Santa Maria del Cedro in provincia di Cosenza è l’epicentro di tutte le iniziative che riguardano il cedro, la sua coltivazione e la sua lavorazione. L’area (che si affaccia sul basso
Tirreno e alle spalle ha il Parco Nazionale del Pollino) beneficia di un microclima adatto al questa pianta e ai suoi frutti che attendono d’essere meglio conosciuti anche se una diffusione su larga scala, come per molte eccellenze agroalimentari italiane, non sarà mai possibile. Il cedro acido, che si coltiva nell’area della Riviera dei Cedri, è un frutto di grandi dimensioni e con caratteristiche organolettiche particolari.
Il Consorzio ne sta promuovendo l’utilizzo nel settore liquoristico, per sciroppi e marmellate che si aggiungono all’uso tradizionale come candito.
Attualmente la degustazione del cedro nelle preparazioni culinarie e nella sua trasformazione in prodotti finiti (liquori, salse, marmellate) è essenzialmente locale e legata a un turismo colto e rispettoso. È uno di quei casi in cui non è il prodotto a muoversi versi i gourmet, ma richiede un magnifico viaggio esperienziale.
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