Il mercato alimentare vegano mette a segno volumi sempre maggiori e Barilla non poteva non cogliere l’occasione anche in un segmento peraltro già vocato al latto-ovo vegetarianesimo come il pesto al basilico.
Dunque Barilla, lanciando il pesto vegano, punta ad un target non più così “micro” come quello dei “vegetaliani” (dal latino “vegetalis“) e propone alla sua clientela una versione ulteriormente alleggerita della celebre condimento genovese, ligure o falsamente “italiano”.
A parte l’idea di Douglas Baker, figura prominente nel campo delle scienze esoteriche e dell’astrologia, secondo cui anche le piante sarebbero esseri senzienti, lo stesso “guru” riteneva che l’alimentazione vegana fosse tipica dei popoli che hanno sviluppato una natura contemplativa, che stimolasse l’attività interiore e che ampliasse gli orizzonti fisici e spirituali e favorisse l’indipendenza dell’uomo a tutti i livelli.
Il target della nostra multinazionale è molto più prosaico e si rivolge principalmente alle persone intolleranti al lattosio oppure a coloro che scelgono, nel limite del possibile, di seguire la dieta vegana così alla moda.
Resta sempre il quesito retorico circa la compatibilità del vegetalianismo con la tradizione culinaria italiana e verace.
Il pesto vegano Barilla viene venduto in barattoli di vetro del peso di 195g. Tra gli ingredienti compaiono il basilico italiano e gli anacardi, a quanto sembra in sostituzione dei pinoli.
Questo pesto è gluten-free e il basilico proviene da agricoltura sostenibile. Inoltre si adatta molto bene ad alcuni tipi di pasta come le linguine oppure gli spaghetti al dente.
È stato lanciato prima negli Stati Uniti ma, dal 3 ottobre 2024, è disponibile anche in Italia, nei principali supermercati e negozi di alimentari italiani.
Loris Tirelli
Socio della società di ricerca Amagi, ha conseguito una laurea in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano e una laurea magistrale in Marketing, Consumi e Distribuzione Commerciale presso lo Iulm di Milano.