Italiani 20.23: consumatori impenitenti, ma infelici

Avatar photo Daniele Tirelli1 Maggio 2023

Sembra proprio di sì. “Chiagni e fotti” , uno dei pochi tratti che unificano la cultura popolare della penisola, appare evidenziarsi dalla recentissima ricerca Norstat sul mood di vari paesi europei. Oltre gli alti lai delle catene di supermercati, per l’inflazione a 2 cifre che sono costretti a trasferire  ai loro clienti; oltre alle indagini stile Del Debbio nei mercatini sul rincaro delle patate, esiste l’arida realtà delle percentuali derivate dalle confessioni degli italiani presi alla sprovvista da indagini condotte professionalmente.

Ecco in sequenza i riscontri documentati:

I connazionali sono felici?

Sembrerebbe proprio di no; sembrerebbe che la felicità non sia “un bicchiere di vino, con un panino”, almeno se si misura la distanza che separa la nostra % del Poco e Per Nulla da quella dei nostri partner dell’Unione. Ovviamente ancor di meno, percentualmente, sono coloro dell’ Abbastanza o Molto, con “un sorriso che sa di felicità”. Preoccupati forse dal Debito Pubblico “mostre”? Per la paralisi burocratica che rende faticoso spendere anche i soldi invocati e concessi a prestito? Non proprio.

 La qualità della vita.

A parte il Regno Unito, che nonostante i fasti dell’incoronazione del nuovo re, dovrà abituarsi ad essere più povero, secondo le parole del Governatore  della Banca d’Inghilterra, che proprio l’ultimo pirla non è, chi lamenta una qualità della vita misera o miserrima in Italia, in %, non è molto distante da  Finlandia, Svezia, Germania, Polonia.

Per cui gli Italiani si impegneranno a risparmiare di più per un loro futuro migliore?

No! risparmieranno meno di svedesi, danesi, austriaci, olandesi, inglesi e irlandesi, perché è stato detto loro che non è con il risparmio e l’accumulazione che si finanzia la crescita, ma spendendo di più! Non solo il proprio denaro, ma anche quello futuro dei figli, naturalmente dopo aver speso quello lasciato dai padri e dai nonni (ormai non più in questa valle di lacrime, per ricordare quel lontano dopoguerra del miracolo economico, fatto di vestiti rivoltati e minestre riscaldate).

Dunque, consumare per crescere!

Ovviamente, “Come prima, (ma non) più di prima”, parafrasando il Tony Dallara, è il proposito nazionale. Saranno Svedesi, Finlandesi, Francesi, Polacchi e potremmo aggiungere Estoni, Lituani, Lettoni a fare le cicale.

Ma gli italiani posporranno le grandi spese?

Ma perché mai? Chi prima spende, meglio spende. Lo ha detto (pare) Lord Keynes. E se i danesi risparmiano per comprare l’auto elettrica, per i nostri connazionali basta, forse, che l’auto sia nuova.

E la famosa 4°settimana nei supermercati?

Nel circoletto si coglie tutta la propensione italica alle rinunce da fare in quelle caverne di AlìBaba che sono i nostri supermercati, per passare infine al…

Summary 

La pecca più grande degli italiani, il loro vizio peggiore, il difetto più imperdonabile è la furbizia.”

Franco Modigliani (Premio Nobel per l’Economia)

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