Dopo l’annuncio del CEO di Kroger, Rodney McMullen, che ha comunicato in novembre la volontà di giungere ad una fusione con Albertsons Cos. il mondo statunitense è in subbuglio. L’operazione che è tuttora in corso porterebbe alla creazione di una catena di 5000 supermercati, che servirebbero 85 milioni di famiglie in 48 stati degli USA.
Il leader della distribuzione grocery americana ha offerto 34 dollari per azione, equivalente ad una capitalizzazione di 24,6 miliardi di dollari. I fatturati delle due aziende sono stati, nel 1922, rispettivamente di
75 mld di dollari per Albertson e di
146 mld di $ per Kroger.
Nel 2021, assieme questi due retailer hanno realizzato
3,3 miliardi di dollari di utili netti e
11,6 miliardi di dollari di EBITDA.
Questa crescita dimensionale odorerebbe ovviamente vantaggi senza precedenti che consentirebbero di respingere la concorrenza di Walmart, Amazon e degli altri player della distribuzione food al dettaglio.
Si prospettano quindi assortimenti più ampi di prodotti freschi grazie alla combinazione del programma Fresh for Everyone di Kroger e Customers for Life di Albertsons Cos.’ Crescerà a 34,000 anche il portafoglio di Own Brands del colosso di Cincinnti, che così risponderà più efficacemente alle pressioni inflazionistiche in atto, razionalizzando l’impiego dei 710.000 attuali dipendenti delle due aziende e la gestione dei 66 centri di distribuzione, i 52 impianti di produzione, le 3.972 farmacie e le 2.015 stazioni di rifornimento.
L’operazione è stata vista tuttavia come una minaccia all’occupazione di una forza lavoro sindacalizzata che in quanto tale ha già attivato le lobby e i gruppi di pressione che si oppongono alla fusione.
Kroger, in risposta, ha annunciato un piano di efficientizzazione che consentirebbe di contenere, se non di abbassare i prezzi di vendita. Inoltre la nuova società investirà 1,3 miliardi di dollari per ristrutturare i negozi Albertsons Cos.
