Il governo francese da sempre ha coltivato la tentazione interventista nel controllo dei prezzi, in epoche di inflazione reale o minacciata. Pertanto Monsieur Bruno Le Maire, ministro delle finanze, ha svolto un lavoro di convinzione non scevro da pressioni sempre più consistenti per portare al tavolo di una trattativa sui prezzi le grandi aziende alimentari del paese.
Poiché sui mercati internazionali i prezzi delle materie prime subiti dall’ “industria” sembrano in calo, la deduzione sul piano politico è stata di attuare o imporre un’analoga contrazione dei prezzi alla vendita alla ditribuzione al dettaglio.
Monsieur Le Maire ha minacciato poi sanzioni finanziarie qualora le aziende del settore non dovessero mantenere la promessa di abbassare i prezzi al consumo sui prodotti i cui costi all’ingrosso verranno diminuiti. Il passo successivo sarà la pubblicazione di un listino che segnalerà quali prodotti avranno subito un taglio dal 2 al 10%.
“Non appena a luglio, i prezzi di alcuni prodotti scenderanno“, ha detto venerdì 8 giugno Le Maire alla TV francese BFM “istituiremo controlli affinché vengano rispettati e ci saranno sanzioni per chi non seguirà le nuove regole». I prodotti di base su cui il Governo eserciterà il controllo saranno pasta, carni avicole, olio e altri prodotti alla base dell’alimentazione dei francesi.
Il governo Francese sembra aver sposato la strana, ma ben radicata nei secoli teoria della “greedflation”, che sarebbe provata da un’implicita collusione tra produzione e distribuzione moderna, che “manterrebbe i prezzi artificialmente alti” nonostante il calo della logistica, dei trasporti e del confezionamento. In realtà, la teoria della “greedflation” dovrebbe spiegare come produttori e distributori possono aumentare continuamente i prezzi (!), poiché l’inflazione è un processo dinamico, non semplicemente dipendente dal livello dei prezzi.
Dopo il trimestre di prezzi fissi concordato con la grande distribuzione francese, il governo sta decidendo di estendere la prassi a tutto il periodo estivo.
Analogamente, nel Regno Unito, dove l’inflazione degli alimentari ha sfiorato il 20%, vi è stato l’appello del cancelliere, Jeremy Hunt, che ha esortato le aziende della filiera a tagliare i prezzi pur senza minacciare l’introduzione di un controllo governativo dei prezzi.
In Ungheria, dove la prassi governativa è più spedita, il primo ministro Viktor Orbán, ha decretato riduzioni obbligatorie dei prezzi da parte della grande distribuzione su alcuni prodotti alimentari di base. “Il suo governo nazionalista cerca di domare il più alto tasso di inflazione dell’Unione Europea da livelli superiori al 20%. – scriveva Reuters il 1 giugno 2023 “Secondo il piano, i rivenditori con un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di fiorini (2,96 milioni di dollari) dovranno offrire sconti settimanali su 20 prodotti alimentari tra cui pollame, latte, formaggio e pane di almeno il 10%, rispetto al prezzo più basso offerto nel 30 giorni precedenti.”