Normal, una catena danese per nulla “normale”

Avatar photo Daniele Tirelli25 Agosto 2024

Nel 2013 a Silkeborg apriva il primo variety store Normal di Torben Mouritsen e Bo Kristensen, con la missione di vendere “prodotti normali a prezzi anormali per esperienze uniche”.

Oggi i Normal in vari paesi europei sono più di 775 – 161 in Danimarca, 155 in Norvegia, 126 in Francia, 116 in Svezia e poi in Finlandia, Spagna, Portogallo e Olanda.

Il concetto di base è fondato su alcuni presupposti acquisiti nei mercati europei più maturi dal punto di vista consumistico. Esistono prodotti di marca che non richiedono, per la loro notorietà, alcun supporto alla vendita. Ciò che conta è il prezzo e il prezzo può essere tenuto costantemente basso, se bassi sono i costi grazie allo stile di vendita.

Gli store di Normal, sono collocati in luoghi di grande transito come, ad esempio, i grandi shopping mall o le vie centrali. Il loro layout è costituito da banchi bassi che permettono la visibilità del tutto, uniti a formare un labirinto che i clienti devono percorrere obbligatoriamente.

La merce è ammassata sui banchi senza un ordine intellegibile che alterna alimentari e non, snack, cosmetici, bevande, alimentari disposable, ecc. Tuttavia, oltre a differenziare il prodotto, Normal è stata molto brava a focalizzare le sue attività di marketing sui social media su un gruppo di clienti ben definito: le giovani donne.

Oltre alla promessa dei prezzi “bassi sempre” Normal sollecita la “caccia al tesoro” tra gli articoli

che essendo disposti senza un ordine preciso includono ogni settimana una serie di nuove referenze derivanti dalla politica d’acquisto dell’azienda, la quale ovviamente gioca sui volumi che può esprimere a livello europeo nei confronti di aziende quali Ferrero, P&G, Perfetti, Coca-Cola, Hershey, L’Oreal, ecc.

Pur non potendo entrare nello specifico della strategia d’acquisto di Normal, è facile capire come la semplificazione contrattuale, basata su un assortimento limitato con alti volumi e pagamenti rapidi, costituisce un suo punto di forza nei confronti delle multinazionali che non possono a fronte delle dinamiche di mercato europee rinunciare al sell-in che l’insegna può assicurare.

Il tutto confluisce, secondo i vari rapporti analitici resi pubblici, in un margine lordo (Ricavi – Costo del venduto), pare, del 42-44%.

In conclusione, al pari di Flying Tiger, Action e Ikea, Normal sta estendendo il concetto di vendita prammatico dei paesi nordici fondato sul disincanto nei confronti del consumismo del XX° secolo e focalizzato sull’essenzialità del prezzo e della caccia all’occasione d’acquisto.

Dato il successo delle prime insegne menzionate è lecito pensare che in un prossimo futuro anche Normal troverà il proprio spazio nel nostro paese.

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