Pringles è il marchio delle chips di propretà Kellogg, a cui è stato ceduto da Procter & Gamble nel 2012 per 2,7 miliardi di dollari.
(Da “Pensato & Mangiato“) stiamo parlando di “sfogliatina” , ovvero di un’ostia ellittica di 55 mm per 70, ottenuta da un estruso di patate, sagomata successivamente in forma di “paraboloide a sella“.
Pringles sono un “non cibo”, nel senso che non si pongono il problema di nutrire. piuttosto si configurano come un carrier, cioè un veicolo di aromi e sapori che il consumatore può variare a piacere all’interno di una gamma tendenzialmente infinita.
Come la pizza, lo yogurt, té Pringles modula semplicemente il piacere gustativo di un pubblico tendenzialmente giovanile amplissimo e cosmopolita, travalicando ogni barriera geografica e culturale.
lanciate negli USA nel 1975, queste sfogliatine hanno navigato contro il vento forte del “naturalismo” alimentare e del “biologismo”. Definito a quei tempi, una “washout”, dopo lo sfavillante debutto pubblicitario da 15 milioni di dollari, il marchio rimase poi in incubazione per esplodere come fenomeno di massa nei decenni successivi.
forma e colore immutabili sono pertanto funzionali ad una loro fruizione ritualizzata che consiste nello “scroc”, ovvero nella loro demolizione tra il palato e la lingua, sulle cui papille gustative si depositeranno le particole della sfogliatina rilasciando gli aromi di cui sono pregne.
Poiché l’effetto si auto-rafforza sino al punto di sazietà, ne discende l’irreprensibile constatazione ripresa dal suo più noto e storico claim, per cui:
“sei fai scroc, non fai più stop”
Loris Tirelli
Socio della società di ricerca Amagi, ha conseguito una laurea in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano e una laurea magistrale in Marketing, Consumi e Distribuzione Commerciale presso lo Iulm di Milano.