Il linguaggio della nostra community si arricchisce ogni giorno di termini nuovi, anglicismi e neologismi a volte bizzarri ed esoterici.
Eccone un altro: autopoiesi, dal greco “póiēsis” (creazione), a definire l’autoorganizzazione. Il risultato dalla pandemia nei vari comparti della produzione e della distribuzione alimentare è autopoietico, cioè ha prodotto effetti trasformativi sorprendenti e diffusi in ogni contesto senza una strategia e un coordinamento degli sforzi. In breve, industrie alimentari grandi e piccole e diversi retailer hanno reagito all’emergenza attraverso molteplici vie di fuga, spesso molto audaci e creative. Chi ha la pazienza di osservare, oltre ai big data, anche i piccoli dettagli sugli scaffali, di visitare siti abituali e insoliti, lo percepisce in modo evidente. Le brutali condizioni di sopravvivenza di tante aziende le spingono verso nuovi sbocchi di mercato e nuove soluzioni organizzative per salvaguardare, trasformando, almeno in parte, la composizione della propria clientela.
Il periodo dal febbraio 2020 in poi non ha eguali come flusso di innovazioni piccole e grandi in fase di inception, ovvero di esordio in qualche punto del sistema distributivo. Ma colpiscono anche le evoluzioni dei comportamenti sociali. Prendiamo due fenomeni paralleli: l’impossibilità di godere la gastronomia complessa del fuori casa, e, a compensare, l’esondazione incontenibile di suggestioni, consigli, rivelazioni di show televisivi, blog e video su internet, un chiacchiericcio inarrestabile divenuto uno dei riempitivi della clausura casalinga forzata dal lockdown.
Dedicare tempo e attenzione al cibo è ormai parte predominante degli interessi della massa di clienti/consumatori, non più soltanto della distribuzione classica self-service, ma di una pletora di siti dedicati allo shop online.
È difficile però quantificare lo sviluppo accelerato della cultura popolare in tema di alimentazione. I confini presunti tra cluster di potenziali consumatori si confondono e la sedimentazione degli innumerevoli stimoli informativi ricevuti porta a risultati asimmetrici non più interpretabili con le variabili chiave della ricerca di mercato pregressa. È davvero complesso, prevedere, in termini probabilistici, le scelte dei clienti/consumatori euforici e depressi, ortoressici e ghiottoni, allo stesso tempo. Per queste ragioni, il lavoro dello studioso di tendenze e comportamenti è più eccitante che mai.